Siete proprio sicuri che dimagriamo tutti allo stesso modo?
Al di là della diminuzione nella secrezione di Gh e del conseguente calo del tasso metabolico, si nota che ci sono persone che fanno più fatica a dimagrire di altre.
Questa particolarità può essere in parte spiegata con la teoria del punto di equilibrio.
Secondo la teoria per ciascuna persona esista un livello ideale di massa grassa dal quale il corpo tende a non discostarsi.
In genere, ahimè, tale soglia è orientata a mantenere un livello di massa grassa piuttosto elevato. Siamo programmati per essere grassocci. E ogni drastico tentativo di ridurre questo valore (vedi il digiuno o le diete molto ipocaloriche) viene letto come un’aggressione a cui il nostro organismo risponde rallentando il consumo di calorie a riposo.
Esiste anche, ma è più raro, un punto di equilibrio orientato verso il basso, tipico delle persone molto magre che, pur mangiando molto, non riescono a ingrassare. In questo caso, quando viene aumentata l’assunzione di calorie, il loro organismo tenderà a tornare al punto di equilibrio originario, aumentando, e non diminuendo, il consumo delle calorie in eccesso, per mantenere inalterato il rapporto tra la massa magra e quella grassa.
Questi pochi e fortunati individui sono programmati per restare magri.
I fattori che influiscono sul punto di equilibrio
Nel corso degli anni, con l’accumulo di tessuto adiposo, l’organismo ha adattato il sistema ormonale, quello enzimatico e quello metabolico a mantenere quel livello di grasso (il “punto di equilibrio”, appunto).
Quali sono i fattori che definiscono il “punto di equilibrio”?
Fattori ormonali: le cellule adipose, quelle che immagazzinano il grasso, quando hanno raggiunto un livello ritenuto ideale dall’organismo, producono in maniera massiccia un ormone, la leptina, che arriva all’ipotalamo (ghiandola situata nel cervello) dove si tiene costantemente aggiornato il registro dei livelli ormonali.
Se il livello di leptina inizia a diminuire drasticamente – come avviene quando si diminuisce notevolmente l’introito calorico perché si desidera dimagrire – l’ipotalamo registra questo calo e si mette in allarme, stimolando il senso della fame.
Questo perché il corpo, registrando perdite di grasso a livelli non programmati, vuole ritornare al punto di equilibrio originario.
Se si riprende a mangiare e i grassi ritornano al loro livello originario, il senso della fame viene spento.
Curiosità: gli obesi dovrebbero avere un senso della fame perennemente depresso, visti gli alti livelli di grasso e quindi di leptina.
Purtroppo costoro hanno un vero e proprio problema di “leptina-resistenza”: un difetto di lettura recettoriale rende inutile tutta questa abbondanza di ormone. Troppa leptina ha reso l’organismo insensibile alla stessa.
Fattori enzimatici: le persone sovrappeso e sedentarie possiedono un sistema enzimatico deputato ad accumulare grassi molto “allenato”.
In queste persone è molto attiva la lipasi lipoproteica, un enzima che favorisce l’accumulo di grasso e diventa ancor più efficiente quando si tenta di dimagrire drasticamente.
Fattori metabolici: quando si inizia a diminuire drasticamente la quantità di calorie assunte, il metabolismo inizia a rallentare, in un rapporto tale che all’inizio c’è un parallelismo tra le calorie tagliate e il calo di peso.
A un certo punto, però, il calo di peso non è più direttamente proporzionale alla diminuzione delle calorie e tende a stabilizzarsi.
Detta prosaicamente: meno si mangia, meno si brucia. Studi hanno dimostrato che il metabolismo può rallentare anche del 40-45%.
Tolleranza all’insulina: quando si assumono pasti abbondanti oppure molti carboidrati ad alto indice glicemico, cioè che si trasformano molto rapidamente in “zucchero” una volta digeriti (ad esempio dolci in generale, zucchero, bibite zuccherate,merendine preconfezionate, brioches…) nel sangue si verifica un aumento significativo dell’insulina.
Questo ormone ha infatti il compito di monitorare e rimodulare la quantità di zucchero nel sangue (troppo zucchero fa male). In caso di sovrabbondanza di zuccheri, intervenire abbassandone il livello.
L’intervento massiccio di insulina, però, produce un effetto collaterale indesiderato: fa ingrassare. Anziché portare le sostanze nutritive nelle cellule dei muscoli le porta subito in quelle adipose.
Giunta nel sangue tutta in una volta questa benzina a base di zuccheri non può essere stoccata nelle riserve di zuccheri (muscoli e fegato) che, in genere, sono già sature perché poco capienti e, soprattutto, perché il soggetto brucia poco dato che è sedentario.
Non resta che accumularla sotto forma di grasso, dato che questi depositi hanno spazi praticamente infiniti.
Diverso sarebbe fornire zuccheri poco alla volta (cibi a basso indice e carico glicemico): essi entrerebbero in circolo a basse dosi, sarebbero consumati con più facilità e non ci sarebbe l’urgenza di immagazzinare l’eccesso sotto forma di grasso.
Bisogna sapere che il 75% della popolazione deve limitare l’assunzione di carboidrati ad alto indice glicemico (carboidrati che si trasformano rapidamente in glucosio).
Il problema del controllo insulinico è tipico di chi non fa sport. Lo sportivo di buon livello “brucia” giornalmente parte delle riserve di zuccheri stoccate nel fegato e nei muscoli. Il che lo mette al riparo dai rischi “ingrassanti” di certe oscillazioni insuliniche.
Alimento | Indice glicemico | Alimento | Indice glicemico |
Glucosio | 100 | Banana | 58-65 |
Focaccine | 92 | Pasta | 30-60 |
Patate al forno | 85 | Biscotti secchi | 61 |
Integratore sallino con zucchero | 78 | Pera-arancia | 42 |
Pane bianco | 70 | Mela-pera | 38 |
La sola dieta ipocalorica, quella da fame, per intenderci, non è in grado di garantire risultati duraturi in termina di perdita di peso. Ricerche durate 5 anni su obesi sottoposti a tali regimi alimentari spartani lo confermano.
Tutti o quasi recuperavano il peso in quell’arco di tempo una volta interrotta la dieta.
La soluzione ottimale è, invece, quella di abbinare il movimento con una alimentazione corretta e bilanciata. Solo così si può così tentare di abbassare il punto di equilibrio.
E’ sempre necessario creare un deficit calorico, indispensabile per dimagrire, ma intorno alle 200-400 calorie al giorno, non di più. Un deficit di 800-1000 calorie al giorno, come prevedono molte diete drastiche fai da te, non fa altro che scatenare tutti i meccanismi di difesa dell’organismo, perché il nostro corpo è concepito per risparmiare energia (e quindi calorie), non per bruciarla.
Grazie al movimento, poi, si previene la perdita di tessuto magro ( tra cui anche i muscoli) che, durante il riposo (leggere, guardare la tv, dormire…) è il maggior responsabile delle calorie bruciate per la sopravvivenza dell’organismo. Calorie che, guarda caso, provengono dalla combustione dei grassi.
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