La scelta di riportare la dicitura “sale” nelle etichette alimentari crea confusione
Non so se l’avete notato, ma dal 2016 si è avuto un passaggio dalla dicitura “sodio” alla dicitura “sale” . Questo ha portato e porterà molta confusione (come se non ce ne fosse abbastanza). Vi sfido: quanti di voi conoscono la differenza tra sodio e sale?

In reatà, è il sodio (simbolo chimico Na) a dover essere controllato prima di tutto, non il sale (simbolo chimico NaCl). Piccola lezione di Chimica: il sale è composto da Sodio sì…ma ma anche da Cloro (Cl), un elemento che ha pressocchè scarso interesse nutrizionale.
Ma ci si può districare con un semplice calcolo:
– In 1 g di sale sono presenti 0,4 g di sodio, quindi meno della metà.
– 1 g di sodio invece corrisponde a 2,5 g di sale.
C’è però una cosa importante da sapere, che non è affatto scontata. La dicitura “sale” in tabella nutrizionale è riferita alla quantità di sodio naturalmente contenuta nell’alimento e alla quantità di sale aggiunta volontariamente per aumentarne la sapidità e la conservazione.
Esempio:
Zuppa di legumi. Prodotto confezionato surgelato, con obbligo di etichetta. I fagioli, le lenticchie e i piselli contengono naturalmente sodio (seppur poco). Ma nella preparazione della zuppa è prevista l’aggiunta di sale per renderla più saporita.
A questo punto si considera sia il contenuto di sodio degli alimenti in questione, sia il contenuto di sale che è stato aggiunto.
Dall’esatta quantità di sodio dell’intero prodotto si otterrà il corrispondente in sale moltiplicando per 2,5. Si ottiene quindi la quantità di sale che sarà riportata in etichetta.
Un passaggio piuttosto complicato ma che serve per capire che il “sale” riportato in tabella non è il sale da cucina aggiunto, ma può essere anche semplicemente il sodio che contiene naturalmente l’alimento.
In alcune tabelle nutrizionali si può ancora notare la conversione di sodio in sale per agevolare il consumatore.
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